INDUISMO E BUDDISMO
"Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio,
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cose vedute sono tanto belle.
Neppure costoro però sono scusabili,
perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?
Sapienza 13
Prima di spiegare con che tipo di irreligioni abbiamo a che fare leggiamo quanto dice Nostra Aetate sull'induismo e sul buddismo.
INDUISMO
"Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo
esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi
della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione
sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel
rifugio in Dio con amore e confidenza.
"
"La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere,quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini." Nostra Aetate
"Non
lasciatevi legare al
giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra
la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?
Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e
un infedele?"
2Corinzi 6,14-15
Tu hai rigettato il tuo popolo, la casa di Giacobbe,
perché rigurgitano di maghi orientali e di indovini come i Filistei;
agli stranieri battono le mani.
Sull'induismo si scrive che in esso "gli umoni scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia;cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza" (NAet 2.2). Questa rappresentazione è del tutto falsa perché induce il Cattolico a ritenere valida la mitologia e la filosofia indù, come se "scrutassero" efettivamente "il mistero divino" e come se l'ascetica e la meditazione indù realizzassero qualcosa di simile all'ascetica cristiana.
Noi sappiamo, invece, che l'impasto di mitologia,magia, e speculazione che caratterizza la spiritualità indiana sin dall'epoca dei Veda (XVI-X sec.a.C.) si traduce in una concezione della divinità monista e panteista.
Infatti, concependo dio come una forza cosmica impersonale,ignora il concetto di creazione e, di conseguenza, non distingue tra realtà materiale e realtà spirituale, fra il tutto e le cose particolari, risolvendo ogni esistenza singola nell'indistinto dell'uno cosmico, dal quale tutto emana e al quale tutto ritorna in eterno, mentre l'io individuale sarebbe in sé stesso pura apparenza. A questo pensiero, che secondo il concilio sarebbe "penetrante", manca per forza di cose la nozione dell'anima individuale (ben nota ai greci) e di ciò che chiamiamo volontà e libero arbitrio. Si aggiungano poi la dottrina della reincarnazione , concezione del tutto inaccettabile (condannata esplicitamente nello schema di costituzione dogmatica De deposito fidei pure custiodendo, approntato nella fase preparatoria del Concilio e fatto naufragare in Concilio dai progressisti) ed il fatto che la cosiddetta "ascesi" indù appare una forma di epicureismo, la raffinata ed egocentrica ricerca di una superiore indifferenza spirituale verso ogni desiderio, anche buono, e verso ogni responsabilità; indifferenza giustificata con il ritenere che ogni sofferenza sconti le colpe di una vita precedente, come insegnato dalla credenza nella reincarnazione.
Che cosa possano imparare i cattolici da una simile concezione del mondo, resta un mistero. Non è un mistero, invece, che la credenza nella reincarnazione si è diffusa tra i cattolici, grazie al dialogo ecumenico.
E' quasi superfluo rilevare che tale credenza nega la possibilità stessa dell'esistenza di un'anima individuale, irripetibile, immortale che Dio ha dato a ciascuno di noi e nega, del pari, la possibilità stessa dell'I§ncarnazione del Verbo nell'uomo concreto , individuale Gesù di Nazareth.
Da UNAM SANCTAM di Paolo Pasqualucci
BUDDISMO
"Nel buddismo, secondo le sue varie
scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e
si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano
capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato
di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto
dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero
si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo
delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri
."
"La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste
religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere,
quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da
quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio
di quella verità che illumina tutti gli uomini."
Nostra Aetate
"Sul
Buddismo, invece, variante autonoma parzialmente purificata dell'
induismo, si scrive che in esso "viene riconosciuta la radicale
insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale
gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare
lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di
illuminazione suprema per mezzi dei propri sforzi o con l'aiuto venuto
dall'alto" (NAet 2.2).E' questa l'immagine di un buddismo riveduto e
corretto per farlo apprezzare ai Cattolici ignari i quali non sanno
che "la radicale insufficienza di questo mondo" è inquadrata dai
buddisti in una vera e propria "metafisica del nulla", secondo la quale
il mondo e l'io sono esistenze illusorie e apparenti ( e non
semolicemente caduche e transuenti ma ben reali, come per il cristiano).
Per
il buddista, tutto "si compone e si scompone" allo stesso tempo, la
vita è un fluire continuo pervaso dal dolre universale, per superare il
quale bisogna persauadersi che tutto è vano, bisogna liberarsi da ogni
desiderio e affidarsi ad un'iniziazione intellettuale, una gnosi simile a
quella degli indù ( fino a permettere l'uso della "magia sessuale" nel
buddismo tantrico), gnosi che ci faccia consegire la completa
indifferenza a tutto, il nirvana("scomparsa" , "estinzione");una
condizione finale di privazione assoluta, in cui non vi è che il nulla,
il vuoto, in cui l' io si estingue totalmente per dissolversi in modo
anonimo nel tutto o nell'uno che dir si voglia. Questo è lo "stato di
liberazione perfetta" o di "illuminazione perfetta" o di "illuminazione
suprema" che il vaticano II ha voluto proporre all'attenzione e al
rispetto dei cattolici. "
Da UNAM SANCTAM di Paolo Pasqualucci
Osea (CEI 1974)